Probabilmente oltre alla spiccata, stoica forza di volontà, è la propensione ai silenzi, unità a una certa sensibilità ambientale, a costruire l’identikit del cicloturista tipo. L’idea di lunghi spostamenti, confrontandosi con le proprie risorse e traendone ulteriori, qualora dovessero venir meno, dalla potenza dei paesaggi, dalla carica di adrenalina che sta nel costruirsi e viversi un “cammino” cm dopo cm, gustandone ogni curva, salita, discesa, avversità, sta alla base di questo sempre più diffuso concept di peregrinazione organizzata.
Se il viaggio è in ogni caso una forma di avventura, e affrontarlo a piedi è il sistema più naturale e ancestrale di concepirlo, quello in biciletta rappresenta forse l’alternativa più romantica, poetica, con un pensiero ecologista al futuro e uno sguardo nostalgico ai due secoli (XIX e XX) che ci hanno preceduti, ricercando ed evocando immagini suggestive; le pedalate dei nostri avi dalle campagne verso i centri per raggiungere la scuola o il lavoro, i dipinti futuristi, lo zig-zag dei portalettere arrampicandosi lungo le stradine dei borghi, le imprese e le sfide dei grandi miti del ciclismo, coppie d’innamorati scambiarsi effusioni in equilibrio su una Graziella… Poesia!
Lo stivale italiano, con le sue infinite, sorprendenti ricchezze e soprattutto diversità paesaggistiche, ambientalistiche, architettoniche e culturali, offre al cicloturista un imponente catalogo di suggestioni e quindi repentini cambiamenti di queste, che lo rendono il posto ideale per viaggi su due ruote ad alta intensità.
Anello di congiunzione tra l’Italia Centrale e quella del sud è la piccola regione Molise, la quale in fatto di turismo è da qualche tempo sulla cresta dell’onda, a seguito di una vivace scoperta e riscoperta dei suoi luoghi e dei suoi tesori. Non potevano quindi mancare proposte di viaggio che soddisfacessero anche gli amanti del velocipede. Oltre al mondo della mountain bike lungo piste e tratturi, si sono costruite proposte per andare incontro a chi fosse in cerca di tragitti con lunghi spostamenti e diversi giorni di avventura. Come quello che dai pressi della capitale, esattamente dai Monti Sabini, muove in direzione del Parco Nazionale dei Monti della Laga e del Gran Sasso, e ancora attraversa il Parco Nazionale d’Abruzzo e quello della Maiella, quindi la Riserva Naturale WWF Gole del Sagittario e quella MAB di Montedimezzo, ripercorrendo lunghi tratti degli antichi tratturi, per pedalare in Molise dalla provincia di Isernia, a quella di Campobasso e concludersi nel cuore dei Frentani.
Un affascinante diario di sei giorni che taglia in due l’Italia Centrale e consegna ai ciclisti un repertorio di suggestioni ed emozioni più unico che raro. Itinerario che si corrobora con un’attenta selezione di “campi base” per pranzi, cene e pernotti, tra agriturismi di livello e strutture unconventional, che tenga sempre a mente la predisposizione all’eco sostenibilità e ovviamente un radicato legame con il territorio. È doveroso precisare, per chi non fosse avvezzo a tali pratiche, che è fondamentale strutturare il viaggio in maniera seria e garantire assistenza e collaborazione ai partecipanti, affinché possano fronteggiare guasti o inconvenienti o anche solo per personalizzare il percorso. In questo caso le opzioni sono decisamente cospicue.
Tanto altro si potrebbe scrivere su questa avventura, entrando nei dettagli e rimestando i contenuti da cima a fondo, ma siamo sicuri che non saranno le parole ad accrescere o placare il bisogno di inforcare una biciletta e sentire il viaggio soffiare sulla faccia.
Pedalare e vivere il Molise potrebbe presto diventare una tendenza. I presupposti ci sono tutti. Abbiamo provato a mettervi la pulce nell’orecchio. Incrociamo le dita.
Foto: Mario Sironi, Il ciclista (1916)