Nessuna tradizione, personale o collettiva che sia, si perpetuerebbe senza l’entusiasmo e la gioia. Può sembrare questa una constatazione scontata, la scoperta dell’acqua calda, ma è solo nella semplicità di tale teoria che, usi e costumi di un passato con il quale, sconsideratamente, abbiamo tagliato i ponti, possono rinnovarsi e sopravvivere con potenza e verità, esattamente come specie protette in una riserva. Solo la passione e il godimento vanno quindi a formare l’habitat ideale in cui salvaguardare fenomeni distintivi delle nostre etnie. Se la “modernità”, probabilmente per questioni economiche, ci ha imposto, da ponente a levante, modelli, stereotipi che ci rendessero un po’ meno diversi e forse un po’ tutti uguali, certe passioni, certi culti, certi rituali, invece, ci riportano sovversivamente fuori dal gregge, lontano dalla massificazione dei valori e delle emozioni. È una forma di rivoluzione anche questa. Formidabile.
Quando ho visto Guido Iannetta pompare a perdifiato per ore, per giorni nell’otre della zampogna, a dispetto del caldo asfissiante o appena a riparo da qualche pioggia dispettosa, ho capito esattamente come questa tradizione e questo strumento siano sopravvissuti, e con un certo vigore, fino ai giorni nostri. Senza GIOIA, la sua e di tanti altri come lui, tutto questo non sarebbe stato possibile. La vita sa essere estremamente crudele e il mondo, troppo spesso, altro non è che una landa di tristezze e paure. Quando Guido, però, parte con in spalla la sua fedele amica, tutto il resto deve aspettare e, che sia una tarantella sbarazzina, o la solenne preghiera di una novena, quella musica non può che esprime gioia.
Zampognaro dall’età di 10 anni, il buon Guido, si è avvicinato a questo ancestrale strumento nelle botteghe artigiane di Scapoli, piccolo paesino nella provincia di Isernia considerato da molti una delle “capitali” europee degli aerofoni a sacco. Quaranta dei seicento abitanti del borgo suonano ancora zampogne e ciaramelle. Un numero decisamente importante, tenendo conto dei tempi. Una vera e propria oasi di zampognari; chi legato fermamente alla tradizione, chi proiettato nel futuro e nella sperimentazione e chi, come Guido, fa da collante tra passato e presente, non disdegnando una scappatella con linguaggi musicali diversi, ma sempre con i piedi ben saldi sul solido terreno della tradizione.
Musico attivo e generoso, uomo cordiale ed estroverso, è diventato negli anni un punto di riferimento e un personaggio nel mondo della zampogna e della musica tradizionale molisana, al quale, per forza di cose, sono legati tanti momenti della sua esistenza. Incontri, amicizie, viaggi, convegni, sbronze. Tuttavia Guido ricorda e racconta con particolare tenerezza quella volta che in meno di un mese preparò (da zero) i suoi nipoti per esibirsi in RAI durante una puntata dello Zecchino d’oro, dove appunto erano richiesti due piccoli zampognari in erba. Affetto e orgoglio. Se gli chiedi cos’è per lui la zampogna probabilmente risponderà “un strumento che non finisce mai di sorprendere, affascinare e rinnovarsi”, ma io ho motivo di credere che sia molto molto di più.
È a lui che ho voluto dedicare queste poche righe. Lo scopo è sempre lo stesso: raccontare il Molise e farlo lontano dai luoghi comuni. Veniteci a trovare. Passate per Scapoli, magari l’ultimo weekend di luglio, durante Il Festival e la mostra-mercato della zampogna, o in un giorno qualsiasi. Chiedete pure di Guido. L’ospitalità e la gioia sono ancora il suo, il nostro marchio di fabbrica.